L’ansia da prestazione può essere un fattore limitante nella prestazione di uno sportivo. Vediamo in quest’articolo le giuste strategie per affrontarla e limitarla.
Nell’articolo sugli allenamenti di calcetto amatoriali è nata un’interessante discussione riguardante la gestione dell’ansia da prestazione e le sue implicazioni.
Nello sportivo in generale, l’ansia da prestazione rappresenta una delle situazioni più facilmente riscontrabili e limitanti. Essa può essere presente sia negli sport individuali che in quelli di squadra, e spesso porta l’atleta a deconcentrarsi e non rendere al massimo delle proprie aspettative e qualità.
In generale l’ansia è una sensazione innata che scatta di fronte alla percezione inconscia di un pericolo. Il fatto che sia inconscia non significa che la situazione non sia influenzabile e modificabile dall’esterno, ma semplicemente che dobbiamo riuscire a capire quali sono i principali fattori scatenanti in maniera un po’ più complessa e profonda.
L’ansia fisiologica
Avere ansia di fronte a una competizione estremamente importante è assolutamente normale. Sentire il cuore che pulsa prima di una finale di Champions League o le braccia che tremano e paiono molli prima di un tiro da tre punti decisivo all’ultimo secondo di un match di Eurolega di pallacanestro è comprensibile. Ciò che non è invece ammissibile è avere delle sensazioni di questo tipo durante un match amatoriale tra amici o durante un torneo o una partita il cui valore è nullo, considerandolo in assoluto.
Un atleta che gioca un campionato in una serie professionistica potrebbe avvertire delle sensazioni ansiose durante le prime partite, ma giocando riuscirà a fare il callo alla situazione, che si potrà ripresentare ad ogni “upgrade” o cambio situazionale: passaggio a serie superiori, partite di coppa etc.
Individui ansiosi
Tuttavia esistono degli individui più predisposti di altri a sviluppare i sintomi dell’ansia. Alcune manifestazioni somatiche possono essere particolarmente fastidiose per molti atleti: sensazione di tremore agli arti, battito cardiaco accelerato, fiato corto e conseguente difficoltà a spezzare il fiato. I sintomi che maggiormente influenzano la prestazione sono tuttavia quelli legati al sistema nervoso centrale: difficoltà di concentrazione, paura di sbagliare, demoralizzazione in seguito ad un errore, mancanza di feedback positivo (divertimento) nei confronti dell’attività che si sta compiendo. L’ansia monopolizza l’attenzione del soggetto che si trova inerme di fronte a una sensazione che avverte come negativa e che lo fa sentire nelle condizioni non ideali per rendere al meglio.
Come uscirne
Ci sono due strategie fondamentali da elaborare per riuscire ad avere la meglio sull’a.d.p nei soggetti predisposti. La prima riguarda la “prevenzione”, la seconda la “gestione”.
Per quanto concerne la prevenzione, si denota nei soggetti che manifestano questo tipo di sintomi un’eccessiva sovrastima dell’importanza dell’evento sportivo in relazione alla propria vita. Basti pensare a tutti coloro per cui la partita settimanale organizzata con i colleghi dell’ufficio diventa un vero e proprio specchio per la propria autostima, e quasi un’occasione di mettersi in mostra e fare bella figura di fronte ai propri superiori. La verità è che nel momento in cui si pratica uno sport a livello non professionistico, l’obiettivo principale dev’essere sempre il divertimento. Ciò non significa che debba venir meno l’impegno, ma semplicemente il concetto di “risultato” dev’essere subordinato a quello di “feedback positivo” nei confronti di ciò che si sta praticando. Una volta che si è dato il massimo e che allo stesso tempo ci si è divertiti, tutto il resto non deve contare, risultato compreso.
Giocare a calcetto e perdere 10-1 contro una squadra più forte non dev’essere visto come una frustrazione, ma come un’occasione in cui si può imparare qualcosa. Tuttavia giocare contro un avversario estremamente più forte non sempre facilita il divertimento, e sarebbe meglio che lo sfidante sia proporzionato al proprio livello.
Per quanto riguarda la gestione della componente ansiosa, esistono alcuni accorgimenti importanti che si possono adottare per limitare gli effetti psicosomatici di questa:
– Dieta: latte e latticini, oltre che alimenti ricchi di magnesio come cioccolato banane e frutta secca hanno un effetto benefico sull’ansia;
– Sonno: dormire bene la notte precedente alla gara è fondamentale. Integratori come valeriana o magnesio pidolato possono aiutare a favorire il rilassamento in alcuni soggetti;
Inoltre l’aspetto più importante è la gestione nervosa dell’ansia stessa. Questa prende il sopravvento nel momento in cui si cerca di eliminarla, in quanto registrata come sensazione negativa. Riuscire a farci “piacere” l’ansia, imparare a viverla, sentirla scorrere nelle vene, ci permetterà di spezzare il circolo vizioso di cui essa si nutre avidamente. D’altronde la scarica di adrenalina conseguente a un’emozione forte è un sentimento non necessariamente negativo. Basti pensare a tutti i praticanti di sport estremi, che come obiettivo principale hanno la ricerca della paura, del brivido. Farci piacere la paura e le sensazioni che prima interpretavamo come negative è indubbiamente il metodo migliore per affrontare l’ansia da prestazione, che col tempo non potrà che scemare e lascare spazio al tanto agognato divertimento.