Il Crowdfunding – I finanziamenti delocalizzati

Il Crowdfunding – I finanziamenti delocalizzati

Da qualche giorno è stato pubblicato un articolo su Wired che fa luce su una delle nuove tendenze del web: il crowdfunding. Il termine, deliberatamente ispirato al crowdsourcing (che si riferisce perlopiù a progetti creati attraverso una cooperazione tra soggetti tra loro non già vincolati), descrive il processo attraverso il quale il soggetto proponente di un progetto ricerca finanziamenti in maniera delocalizzata. Ciò significa che i finanziatori potranno essere una molteplicità di soggetti, anche privati, che partecipano con una quota non necessariamente alta.

crowdfunding

Non è perciò un’idea relativmente nuova, se pensiamo alle tante iniziative umanitarie che nascono proprio sulla base di questo principio.
Tuttavia, specialmente in America, iniziano a svilupparsi dei veri e propri siti specializzati nel crowdfunding, nei quali ognuno può finalmente esporre il proprio progetto, nel tentativo di persuadere dei potenziali finanziatori. Il passaparola e la “viralità” dell’idea, oltre che la propria bravura nel saper individuare e esporre un’idea vincente, possono fare la differenza.

Il Kapipalist Manifesto (nato da un’idea dell’italiano Alberto Falossi) descrive quelli che sono i punti base del crowdfunding, che sintenticamente vengono riassunti in:

  1. i tuoi amici sono il tuo capitale;
  2. i tuoi amici avvereranno i tuoi sogni;
  3. il tuo capitale dipende dal tuo numero di amici;
  4. il tuo capitale dipende dalla fiducia;
  5. il tuo capitale cresce attraverso la tua bravura nel diffondere le tue idee.

Questi principi possano sembrare una forzatura di un principio tutto sommato semplice, che secondo noi può essere riassunto da una semplice moltiplicazione: se non hai pochi finanziatori abbastanza ricchi per finanziare la tua idea, cercane molti meno ricchi.

Sebbene il fenomeno descritto non sia perciò niente meno che una naturale evoluzione del tradizionale funding, e sebbene la diffusione della rete possa contribuire notevolmente alla crescita di questo, nutriamo dei dubbi nel breve termine riguardanti l’attuabilità di un processo di questo tipo, specialmente all’interno dei confini nazionali.

Principalmente le controindicazioni sono le seguenti:

  1. furto di idea : siamo sicuri che i siti di Crowdfunding non siano semplicemente delle ottime fabbriche di idee per speculatori senza scrupoli? Voi sareste pronti a rischiare un business plan accurato per un ambizioso progetto sul web attraverso un sito di CF?
  2. Applicabilità limitata: se un’idea ha ottime probabilità di funzionare, difficilmente non si troverà nessun grosso investitore pronto a finanziarla . Se un’idea è eccessivamente rischiosa altrettanto difficilmente si troveranno tante persone pronte a rischiare per realizzarla. L’eccezione è rappresentata da idee di tipo ideologico/umanitario, per le quali il crowdfunding è nato e per le quali continuerà a funzionare, facendo leva su sentimenti di solidarietà o appartenenza politica. Certo, se il vostro progetto fosse una pizzetteria nel vostro quartiere probabilmente dovrete ricorrere a qualcos’altro!
  3. I siti che possono avere una minima probabilità di funzionare sono in lingua inglese. Se volete convincere una vasta platea a sovvenzionare ciò che voi ritenete che sia giusto, dovrete anche saper comunicare con loro per convincerli. Più la platea è vasta più probabilità avrete. Di contro dovrete impegnarvi a rendere convincente il vostro discorso in una lingua che molto probabilmente non padroneggerete. In un sistema nel quale il linguaggio utilizzato e la persuasione sono fondamentali questo è un limite non da poco.

I siti

Riportiamo la classifica di Wired della top ten dei siti di CF, che ci pare abbastanza realistica: 1) www.kickstarter.com 2) www.ulule.com 3) www.indiegogo.com 4) www.growvc.com 5) www.slicethepie.com 6) www.spotus.com  7) www.born2fly.org 8) www.myshowmustgoon.com 9) www.youcapital.it 10) www.creativeswarm.org

Il giornale ci tiene a far comparire in classifica anche due siti italiani, rispettivamente alle posizioni 9 e 10. Youcapital tende ad applicare il CF principalmente per sovvenzionare inchieste e progetti informativi/giornalistici, creativeswarm è invece multitematico, più ambizioso, forse anche troppo per il panorama italiano.

Alcuni di questi siti si distinguono per applicare o meno la regola del “tutto o niente” (all-or-nothing). Chi presenta un progetto decide infatti l’entità del capitale necessario per finanziarlo. Questo plafond può essere raggiunto o meno a seconda del numero dei finanziatori e dell’entità delle offerte libere di ognuno di questi. Nel caso di all or nothing i finanziamenti verranno girati all’ideatore solo nel caso in cui venga raggiunto il tetto di spesa. Se il principio non viene applicato i soldi verranno girati comunque, anche in caso di sovvenzioni parziali.

Conclusione

Sebbene il fenomeno del Crowdfunding nasca da delle esigenze condivisibili e trovi la sua valvola di sfogo naturale nel web, non sappiamo se esso possa rappresentare una piccola “rivoluzione” nel campo della ricerca dei finanziamenti, per via dei suoi intrinseci limiti di applicabilità e concretezza.